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L'ERMETISMO E LE VOCI POETICHE



Dopo l'esperienza della prima guerra mondiale, l'intensificarsi del sentimento di solitudine, di dolore e di irrazionalità della vita coinvolse anche la lirica, che divenne voce di una sof¬ferta testimonianza esistenziale. La principale corrente poetica italiana del periodo tra le due guerre fu l'Ermetismo. Con questo termine il critico Francesco Flora volle definire un tipo di poesia volutamente oscura, a volte persino ambigua e misteriosa, ermetica appunto. Il nome Ermetismo deriva da Ermete o Mercurio, il dio delle scienze occulte.

Sul piano della forma, la poesia ermetica è caratterizzata dai seguenti aspetti:
- versi brevi e spezzati;
- abolizione della punteggiatura;
- frequente ricorso all'analogia e al simbolo.

Il tema centrale della poesia ermetica è il senso della solitudine disperata dell'uomo moderno che ha perduto fede negli antichi valori, nei miti della civiltà romantica e positivistica e non ha più certezze a cui ancorarsi saldamente. Egli vive in un mondo incomprensibile sconvolto dalle guerre e offeso dalle dittature per tanto il poeta ha una visione della vita sfiduciata, priva di illusioni; ha difficoltà nel vivere.



Si è soliti prendere come punto di riferimento per la nascita dell'Ermetismo il poeta Giuseppe Ungaretti (1888-1970). Attraverso la tecnica dell'analogia, già usata dai simbolisti francesi, Ungaretti fece della parola un valore capace di raggiungere le radici più profonde e misteriose dell'essere. Ridusse inoltre la misura del verso fino a farlo coincidere, in alcuni casi, con una sola paro¬la. In tal modo la parola, ridotta all'essenzialità, veniva isolata e messa in grande risalto all'interno della pagina.
Dopo questa prima fase di disgregazione del verso tradizionale, Ungaretti compì il procedimento inverso, recuperando le forme del passato, come l'endecasillabo e la suddivisione in strofe.


Altra figura poetica di questo periodo fu Eugenio Montale (1896-1981), che rese ancora più oscuro il messaggio poetico, usando un linguaggio simbolico nel quale gli oggetti divennero emblemi di una realtà più profonda e vasta (poetica dell'oggetto - o correlativo oggettivo - cioè gli oggetti venivano visti come mezzo per rappresentare le proprie emozioni).

Accanto alle esperienze poetiche di Ungaretti e Montale, ricordiamo quelle dei rappresentanti della cosiddetta Scuola ermetica, tra i quali i più importanti furono Salvatore Quasimodo (1901-1968) e Umberto Saba (1882-1957). Quest'ultimo rimase fedele ad una poesia tradizionale, ancorata alle cose semplici e reali e il suo linguaggio è sempre limpido, concreto. I motivi dominanti della poesia di Saba sono:
- l'amore per Trieste,
- l'amore per la donna,
- l'amore per la vita. In questo sentimento viene accettato anche il dolore e la malinconia.