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GIUSEPPE UNGARETTI



BIOGRAFIA



Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto nel 1888 da emigrati italiani provenienti della provincia di Lucca. A soli due anni perse il padre, morto in incidente di lavoro durante la costruzione del Canale di Suez e nel 1912 si trasferì a Parigi dove conobbe i maggiori rappresentanti delle avanguardie europee come Picasso, Soffici e Palazzeschi. Da questi ultimi ricevette l'invito a collaborare alla rivista "Lacerba" dove pubblico le sue prime poesie.
Allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferì a Milano e poco dopo si arruolò volontario come soldato semplice.
Finita la guerra si stabilì a Parigi. Nel 1921 tornò in Italia con la moglie, Jeanne Dupoix, che aveva sposato l'anno precedente.
Nel 1936 ricevette l'offerta della cattedra di lingua e letteratura italiana all'università di San Paolo in Brasile; si trasferì quindi in Sud America dove rimase fino al 1942. In quegli anni morirono il suo unico fratello e suo figlio Antonietto, di soli 9 anni, a causa di un errore medico.
Rientrato in Italia ottenne la cattedra di letteratura italiana all'università di Roma e, rimasto vedovo nel 1958, continuò la sua attività di poeta e traduttore fino alla morte che lo colse nel 1970.

IL PENSIERO





Ungaretti concepiva la poesia come strumento di conoscenza della realtà, infatti riteneva che la conoscenza della realtà interiore ed esteriore della coscienza non si raggiungesse per via razionale o scientifica, ma per via analogica. Questa via consentiva di scoprire le relazioni esistenti tra gli esseri umani e pervenivano alla coscienza di sentirsi in armonia con l'universo alla percezione dell'assoluto e alla fede di Dio.

La sua poesia conteneva la storia dell'itinerario del poeta: dall'angoscia esistenziale, che derivava dal senso di dolore, alla fede in Dio; dalla condizione di "uomo di pena" alla condizione di "uomo di fede". Naturalmente per poter ricercare l'autenticità dell'essere, necessitava di un'espressione adeguata, che la individuò nella parola nuda, scarna ed essenziale, che riconducevano alla purezza e freschezza delle origini dell'uomo.

Nelle sue poesie sono essenziali i titoli, che concorrono a determinare il senso delle stesse, e le parole sono pausate, fortemente scandite. Sono parole poetiche che, nella loro essenzialità, suscitano una varietà di emozioni e di affetti, caricandosi di tutto il senso del dolore e della pena di vivere dell'uomo.

L'ESPERIENZA DELLA GUERRA NELLE SCELTE STILISTICHE





L'esperienza della guerra è sempre presente nelle poesie di Ungaretti. Gli orrori che il poeta visse in prima persona al fronte, influirono pesantemente sulla scelta e sulla creazione di un linguaggio poetico che lui volle scarno ed essenziale.

L'ALLEGRIA





La raccolta di liriche più importante scritta da Ungaretti è sicuramente "L'Allegria", opera pubblicata in versione definitiva nel 1931. Dato il tono quasi sempre drammatico delle liriche, il titolo appare decisamente in contraddizione con il contenuto, ma Ungaretti stesso motiva la sua scelta: le liriche narrano di fuggitivi che riescono a scampare ad un naufragio, e il fatto di essere sfuggiti alla morte, non può che suscitare allegria nei loro cuori.

VEGLIA


Questa lirica, scritta nel 1915, è ispirata da un episodio biografico del poeta, avvenuto durante la guerra: Ungaretti trascorre la notte accanto al cadavere di un compagno rimasto ucciso durante i combattimenti. Il contatto così stretto con la morte provoca in lui la reazione di un grande desiderio di vita.

I FIUMI


Durante la prima guerra mondiale (1915-18), il fiume Isonzo è stato teatro di ben undici sanguinose battaglie che hanno sconvolto il paesaggio. In quel fiume, il poeta soldato un giorno si immerge per rinfrescarsi. A contatto con l'acqua, dimentica la tristezza angosciata della guerra e si sente in armonia con la natura e con sé stesso. Il poeta sente affiorare alla memoria il ricordo di altri fiumi a lui cari perché legati al suo passato ad esempio il Serchio, in Lucchesia, la terra dei suoi avi e dei suoi genitori. In questo rifluire nostalgico delle memorie del passato egli ritrova la serenità e la pace.

SAN MARTINO DEL CARSO


Questa lirica narra di un paesino del Carso, San Martino, distrutto dalla furia selvaggia della battaglia. La case ridotte a qualche brandello di muro e tanti cari amici dissolti dalle cannonate. Ma tutti sono presenti e vivi nel cuore del poeta straziato dai ricordi brucianti di quei giorni di morte e di rovina.

SOLDATI


Questa lirica è tra i componimenti più brevi di Ungaretti, un raro esempio di essenzialità e di purezza lirica. Nelle poche, ma intensissime parole di questa brevissima lirica, è espressa la drammatica provvisorietà del vivere dei soldati in trincea, al fronte, che possono cadere come le foglie degli alberi in autunno, improvvisamente ed al più lieve soffio di vento.


SOLDATI


In questa lirica il poeta cerca di esprimere il senso della fragilità della vita sconvolta dalla follia della guerra.

È notte. L'aria è squarciata da lampi di battaglia. Due reparti combattenti si incontrano sulla linea del fronte. Mentre si salutano e si scambiano notizie, ecco nel buio risuonare la parola che il mondo impazzito sembra aver dimenticato: fratelli!

È come un grido di rivolta contro gli orrori della guerra.