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SALVATORE QUASIMODO



BIOGRAFIA



Nacque a Modica (Ragusa) nel 1901 e trascorse la sua infanzia in vari paesi della Sicilia dove via via s'era trasferito il padre che faceva il capostazione. Dal 1919 al 1926 visse a Roma per frequentare il Politecnico e laurearsi in ingegneria, ma le ristrettezze economiche e gli interessi per le lingue latine e greche lo dissuasero presto da quel tipo di studi. Nel 1929, fu introdotto da suo cognato Elio Vittorini, nell'ambiente letterario della rivista "Solaria" dove conobbe Montale e cominciò le sue pubblicazioni poetiche. Nel 1941 fu chiamato a insegnare letteratura italiana al Conservatorio. Intanto, scoppiata la seconda guerra mondiale, il poeta ne fu profondamente sconvolto e maturò l'idea che la poesia dovesse uscire dalla sfera aristocratica del privato per interessarsi alle problematiche sociali e civili, intenta a rifare l'uomo abbrutito dagli orrori della guerra. Nel 1959 gli fu attribuito il premio Nobel per la letteratura. Morì a Napoli nel 1968.

IL PENSIERO





Quasimodo passa dallo sconforto e dal disimpegno alla denunzia della responsabilità degli uomini per il dolore del mondo e all' impegno per la costruzione di un mondo migliore, in nome della fraternità e solidarietà umana, che spetta soprattutto ai poeti.

I temi affrontati nelle poesie di Quasimodo sono:

  • - l'amore per la terra siciliana;
  • - la malinconia;
  • - il ricordo dell'infanzia.

GIORNO DOPO GIORNO





Giorno dopo Giorno è una delle prime raccolte poetiche pubblicate da Quasimodo dopo la seconda guerra mondiale e riflette la situazione di svolta della sua produzione poetica. Dalla piena adesione ai principi dell'Ermetismo, egli passò ad una concezione di poesia più chiara. La guerra e i suoi orrori resero Quasimodo cosciente nell'impossibilità di rifugiarsi nella solitudine e lo spinsero verso il tentativo di "rifare l'uomo". La nuova poesia costituisce lo strumento per raggiungere questo intento, perché l'uomo vuole la verità della poesia, quella verità che egli ha il potere di esprimere e nella quale si riconosce.

ALLE FRONDE DEI SALICI





La lirica dipinge la condizione di impotenza a cui fu ridotta la poesia dalla seconda guerra mondiale: di fronte agli strazianti avvenimenti che colpirono l'Italia, la voce dei poeti non poté che spegnersi e partecipare in tristissimo silenzio al dolore della popolazione colpita. La lirica prende spunto dal Salmo 136 della Bibbia, in cui si dice che gli ebrei avevano appeso le loro cetre sui rami dei salici perché non riuscivano a cantare in una terra straniera. Allo stesso modo Quasimodo esprime il suo dolore per l'orrore della guerra e l'occupazione nazista.

L'uso della prima persona plurale coinvolge nel discorso tutti i poeti, a conferma di una nuova concezione della poesia come atto della solidarietà collettiva. Le immagini di dolore e di morte sono elencate tutte d'un fiato in un vero e proprio crescendo di orrore: dai morti abbandonati sulle piazze al figlio appeso al palo del telegrafo.